Il progetto è rivolto a studenti dell’ultimo anno della
scuola primaria e del primo anno della scuola secondaria. Il percorso vedrà le
classi dei due ordini di scuola impegnate in sorta di gemellaggio artistico: i
materiali prodotti da un gruppo (piccoli testi, immagini, sequenze di
movimento, dialoghi) saranno elaborati dall’altro gruppo e messi in scena. Ciò
consentirà ai più piccoli di entrare in contatto con un nuovo modo di intendere
la scuola. Attraverso questo lavoro il mondo della scuola media che è a loro
apparentemente lontano, entrerà a far parte della loro esperienza scolastica e
artistica creando un ponte immaginario che gli permetterà di vedere la loro formazione
come un continuum in cui creatività, impegno e cooperazione sono al centro
della proposta pedagogica. Lo scambio di materiali permetterà agli studenti di
entrambe le classi non solo di conoscersi ma anche di costruire insieme la
drammaturgia dello spettacolo finale che li vedrà entrambi protagonisti.
“La città che non c’è” è un progetto innovativo che mette
insieme due campi del sapere apparentemente molto diversi: la geografia e il
teatro.
Fare
geografia significa, infatti, riconoscere le relazioni vigenti tra l’uomo e la
natura e le azioni di trasformazione del territorio che ambedue producono.
Fare
teatro significa relazionarsi con le proprie percezioni, con gli altri e con
l’ambiente circostante.
Il progetto si propone di approfondire la conoscenza del territorio
urbano vicino agli alunni attraverso la sperimentazione teatrale: il fine
risiede nel proporre un modo diverso di fare geografia, di conoscere il proprio
ambiente e se stessi, di comunicare le proprie scoperte attraverso il linguaggio
della scena.
Attraverso giochi ed esercizi che mireranno all’alfabetizzazione
teatrale verranno introdotti i temi cari alla geografia della percezione[1]:
cosa ricordo del mio quartiere, cosa ho in mente della mia città (quali suoni,
quali rumori, quali colori, quali sapori), come costruisco la mappa che
rappresenta strade, vie, luoghi?
Queste
domande rispondono al quesito generale: come vivo la mia città?
Il
progetto è centrato, quindi, sulla ricerca della propria città, non solo quella
rappresentata su una carta geografica ma anche quella pensata, vissuta.
L’obiettivo generale del percorso di formazione risiede nel raccontare
la propria città, una città che si incontrerà, inevitabilmente, con quella
degli altri alunni. Da questo incontro e da questa riflessione collettiva i
pedagoghi, insieme agli alunni, daranno vita ad uno spettacolo che narrerà
queste città con le loro storie, le loro emozioni, le loro immagini: verrà
messa in scena una città che non c’è ma che prenderà forma attraverso il lavoro
di tutto il gruppo.
Il teatro per sua natura è un grande contenitore di idee: attraverso i
propri mezzi (voce e corpo) gli alunni avranno la possibilità di comunicare la
propria visione e le proprie emozioni. Dal punto di vista espressivo l’utilizzo
del corpo e della voce mirerà alla ricerca e all’ utilizzo della
creatività, un potenziale di cui tutti dispongono e che è, essenzialmente, atteggiamento di
apertura, curiosità e disponibilità verso la conoscenza del proprio mondo
interiore di quello degli altri e del mondo circostante. L’analisi del
territorio sarà quindi messa a punto utilizzando percezione e creatività.
La
drammaturgia dello spettacolo finale verrà costruita utilizzando tutti i
materiali elaborati intorno allo spazio pensato (seguendo la percezione degli
alunni), allo spazio rappresentato, allo spazio vissuto.
Attraverso
questo percorso ci proponiamo di contribuire a formare cittadini consapevoli
del loro ruolo nell’ambiente e nelle relazioni tra persone.
Questa
ampia riflessione sulla città e sul proprio modo di vederla, di ricordarla di
percepirla, avrà quindi queste FINALITÁ:
-
Educare
alla consapevolezza: l’allievo deve capire di essere un soggetto civile,
con la facoltà di esercitare diritti e doveri. Tra i diritti c’è quello di
soddisfare i suoi bisogni e, quindi, di utilizzare il territorio, di
trasformarlo, tra i doveri quello di rispettarlo e salvaguardarlo.
-
Educare
alla responsabilità: significa educare ad una cosciente valutazione di
un’azione prima del suo compimento e ad un agire che tenga in considerazione le
conseguenze dell’azione stessa.
-
Educare
alla lettura critica della realtà: la consapevolezza e la
responsabilità delle proprie azioni favorisce una proficua relazione tra gli
uomini e tra questi l’ambiente, guida il progresso verso una dimensione
positiva.
-
Educare
alla operatività: la conoscenza dello spazio progettato deve motivare
l’alunno, futuro cittadino, alla operatività, cioè all’acquisizione di una
mentalità ed un atteggiamento attivo nei confronti del territorio.
-
Educare
alla socializzazione, alla cooperazione, all’integrazione,
attraverso il lavoro di gruppo, promuovendo la costruzione di rapporti
positivi.
-
Avvicinare
gli alunni a tematiche relative al concetto di città.
-
Avvicinare
gli alunni ai luoghi che vivono ogni giorno, promuovendo un cambiamento del
loro punto di vista (i luoghi “vissuti creativamente”)
-
Educare
alla consapevolezza del corpo, della parola scritta, parlata e cantata
-
Educare
all’integrazione dei diversi linguaggi espressivi
-
OBIETTIVI:
- Acquisizione
delle competenze base dei diversi ruoli attivi nella creazione di uno
spettacolo teatrale (individuare i diversi ruoli e le loro mansioni)
-
Acquisizione delle competenze espressive di base nel campo teatrale
(sapersi muovere nello spazio utilizzando linee curve, rette, spezzate;
muoversi seguendo un ritmo; interpretare un testo scritto utilizzando le
proprie emozioni; relazionarsi con gli altri compagni nello spazio)
- Costruire una drammaturgia a partire dai
materiali elaborati
MODALITÁ:
- Giochi teatrali sulla città: movimento, voce e parola,
immagini, scrittura creativa
narrazione della propria città: creazione dei
singoli materiali espressivi e di quelli collettivi. Eventuali ricerche
storico-ambientali
[1]
Questa branca della geografia si basa sul concetto di spazio pensato. Lo
spazio, infatti, è un luogo
costruito dalla nostra mente, creato attraverso i sensi, i quali, pur non cogliendo
tutti i dati della realtà oggettiva, hanno una loro intelligenza e suscitano
emozioni che toccano note differenti. Uno spazio che non è nulla in sé, ma che
assume un proprio senso attraverso le rappresentazioni che se ne fanno gli
uomini. La geografia della percezione ne promuove l’acquisizione perché da
questa derivano i comportamenti degli individui e dei gruppi sociali nonché il
loro modo di rapportarsi con le risorse ambientali e umane. L’uomo si adatta
all’ambiente proprio grazie alla percezione: egli percepisce ed esplora gli
oggetti e le situazioni e questo gli permette di conoscere e di imparare a
capire e usare gli oggetti: osservando, egli trae non solo informazioni sempre
più complesse sulle cose, ma soprattutto sulla loro disposizione spaziale
nell’ambiente. La geografia e la psicologia sono strettamente collegate tra
loro. L’occhio non vede ciò che la mente non sa ed infatti la lettura,
l’interpretazione dei fatti non è mai semplice registrazione, quanto piuttosto
assimilazione, interpretazione soggettiva da parte del fruitore. Lo stesso
spazio quindi, è percepito, visto, vissuto in modo diverso da soggetto a
soggetto. Anche i modi di rappresentare uno spazio sono diversi e corrispondono
a condizioni di vita differenziate. L’obiettivo della disciplina geografica è
quindi ampliare la conoscenza e l’uso di un territorio grazie agli elementi del
vasto mondo delle esperienze.